Guillaume Le Blanc

L’écriture des vies ordinaires



Scheda d'ascolto

[00:00-08:00] Le Blanc inizia il suo intervento inserendo il pensiero di Michel Foucault, quale si sviluppa in particolar modo ne Le parole e le cose, all’interno di un quadro generale, caratterizzato dal dispiegamento di una specifica struttura filosofica, definibile come “Momento 1960” e strettamente legata ad alcuni temi propri del ’68. A questo quadro parteciperebbero anche Gilles Deleuze (con La logica del senso e Differenza e ripetizione) e Jacques Derrida (con La scrittura e la differenza): questi testi, pur nella loro diversità, condividono con Le parole e le cose una critica dell’ordinario ed una parallela valorizzazione filosofica della differenza e dell’impersonale che, secondo Le Blanc, trova alcune delle sue radici in certi temi bergsoniani e heideggeriani. Nella declinazione foucaultiana, la critica del quotidiano prende corpo in un’archeologia delle scienze umane in cui appare evidente lo stretto legame che esse intrattengono con l’ordinario, con la ripetizione e con la personalizzazione. Essa individuerebbe poi una via d’uscita dal dispositivo antropologico nell’esperienza della pura differenza, che può darsi nel linguaggio come essere anonimo, sperimentabile solo nel campo della letteratura. [08:01-09:50] Le Blanc sottolinea dunque come Foucault valorizzi l’esperienza letteraria, quale appare ad esempio in Raymond Roussel, nel quadro di una critica del quotidiano e dell’ordinario. [09:51-17:35] Tuttavia, basandosi su alcuni passaggi de L’invention du quotidien di De Certeau dedicati a Foucault, egli mette in luce come un certo ritorno all’ordinario sia inevitabile nel passaggio foucaultiano dall’archeologia alla genealogia. Basandosi sulle pratiche, la genealogia si trova condotta ad operare una selezione nel livello del quotidiano, dal quale essa trae elementi leggibili in termini di tecniche di potere. [17:36-27:00] Le Blanc approfondisce dunque questo passaggio interno al percorso filosofico di Foucault, tornando sul momento archeologico e sulla valorizzazione dell’esperienza letteraria. Negli anni sessanta, Foucault pensa dunque la letteratura come esperienza di pensiero radicale che, grazie alla sua capacità di critica del dispositivo delle scienze umane, può costituire un modello per l’ethos e per il lavoro filosofico. [27:01-34:00] Le Blanc passa quindi ad analizzare il secondo polo, che prende avvio negli anni Settanta quando, parallelamente al lavoro sulle prigioni, Foucault sembra perdere interesse per l’esperienza letteraria. Lo studio delle pratiche di sorveglianza e di punizione lo conduce infatti a notare la centralità della scrittura nelle tecnologie disciplinari: per esercitarsi sui corpi, il potere dà luogo a una minuziosa messa in scrittura delle vite ordinarie. Foucault dedicherà quindi una grande attenzione a questa pratica di scrittura, avviando numerosi progetti di lavoro sui molteplici aspetti che essa ha storicamente assunto (si veda, ad esempio, La vita degli uomini infami). [34:01-37:40] Per Le Blanc, dunque, l’ordinario messo tra parentesi dall’archeologia delle scienze umane fa ritorno in Foucault sotto una nuova veste, quella di una particolare “letteratura” con cui il potere afferra la vita quotidiana degli uomini. [37:41-41:24] Le Blanc conclude quindi questa analisi del tema dell’ordinario nel pensiero di Foucault chiedendosi se egli abbia individuato una “controcondotta” alla pratica scritturale del potere. Una possibile échappée, sarebbe stata indicata da Foucault stesso, che in alcuni testi avrebbe suggerito il concetto di “plebe” come punto di partenza di resistenze al dispositivo di scrittura delle vite ordinarie. [41:25-57:20] Discussione.


Parole chiave: archeologia, genealogia, letteratura, scrittura, scienze umane, potere disciplinare, differenza.


L’autorizzazione per l’embedded di questo video proviene dall’ENS Savoirs en multimédia, che ne detiene tutti i diritti e che ringraziamo dunque infinitamente. In particolare, l’intervento di Le Blanc si può trovare qui.

 
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