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I due autori mostrano, in modo a mio avviso interessante, come tale proliferazione di tecniche e di saperi neurologici debba la sua fioritura al fascino che le scienze fisiche, con la loro capacità metodologica di ricondurre il complesso al semplice e la caotica datità a rassicuranti modelli matematici, hanno esercitato su tutte le altre scienze, in primis sulle scienze biologiche[1]. Spalmare gli stati mentali sugli stati cerebrali e identificarli con questi ultimi significa, infatti, fisicizzarli; cioè ricondurli al terreno di spiegazione delle scienze fisiche. Inoltre, da una prospettiva completamente speculare a quella appena osservata, accostare l'oggetto del sapere neurologico (cioè gli stati neurologici) all'oggetto del sapere psichiatrico (cioè gli stati mentali e le funzioni intellettuali superiori) ha contribuito a determinare un legame epistemico tra i due saperi. Tale legame epistemico ha dato alla pratica medico-scientifica un nuovo appiglio: il corpo neurologico, ovverosia un oggetto per i discorsi medico-scientifici (cioè psichiatrico-neurologici) che, come ben vede Michel Foucault, «non è più semplicemente un corpo fatto di organi e tessuti, ma un corpo con delle funzioni, capace di prestazioni e comportamenti»[2]. Quindi, l'avvento di un sapere-NEURO avrebbe storicamente portato almeno una doppia serie di vantaggi: da un lato avrebbe permesso di applicare il modello delle scienze fisiche alla funzioni mentali superiori, dall'altro avrebbe fornito un corpo al sapere psichiatrico. Nel testo Neuro-mania si ritrovano espresse queste idee:

Viene così legittimata la speranza che se, in futuro, si riuscisse ad analizzare in dettaglio il funzionamento di tutte le parti del corpo umano, avremo una corrispondenza biunivoca tra quanto scoperto dagli psicologi sperimentali e quanto emerge dall'esame dei meccanismi biologici elementari. Si potrebbe così frantumare la complessità della vita quotidiana dietro le sue molteplici apparenze. Essa sarebbe così riconducibile ad una realtà sottostante, di natura biologica[3].

Foucault parla del corpo neurologico nella lezione al Collège de France del 6 febbraio 1974[4], ove si sofferma sul problema di verità della psichiatria. Tale problema di verità, ciò che rendeva la psichiatria la cenerentola del sapere medico, era la difficoltà di inscrivere la follia in una sintomatologia medica generale; difficoltà dovuta al fatto che la pratica psichiatrica non riusciva a produrre discorsi di verità che facessero presa sul corpo, poiché le mancava, e tuttora le manca, una giustificazione organica per tali discorsi. La psichiatria, in quanto medicina senza corpo, è, dunque, incapace di sciogliere il suo imbarazzo circa il suo rapporto con la verità. Per questo, quando nel 1850 si comincia a definire la pratica neurologica, la psichiatria tenterà di appropriarsene allo scopo di conquistare finalmente, attraverso di essa, un corpo come oggetto del proprio sapere. Foucault ci mostra anche il fallimento di questo tentativo di presa da parte della psichiatria: il corpo neurologico sfuggirà alla psichiatria, attraverso l'operazione di soggettivazione e di svelamento operata dalle isteriche e dagli isterici[5], e il potere psichiatrico dovrà tentare un diverso aproccio, non facente presa sul corpo, per assoggettare i propri pazienti; tale nuovo approccio sarà la psicanalisi. L'introduzione qui operata del termine psicanalisi, assieme a quella che farò tra poco del termine psicologia, non è indebita all'interno di questa riflessione sul sapere psichiatrico, in quanto le produzioni di discorsi relativi al sapere psicanalitico e psicologico sono emanazione della produzione di discorsi operata dal potere psichiatrico. Tale emanazione viene definita da Foucault funzione-Psy, ovvero l'estensione del potere psichiatrico, e della sua produzione di sapere, a tutte le pratiche che ruotano attorno ad una normatività della psiche (e quindi psicanalisi, psicologie, psicoattitudinalità,...). Quello che particolarmente ci interessa, anche per arrivare a parlare dell'ipotesi di un'emergenza della funzione-NEURO, è proprio la rottura del legame epistemico che aveva costruito il corpo neurologico. Abbiamo visto come la costituzione di questo legame avesse incrementato, fornendogli un nuovo oggetto, il sapere, e di conseguenza il potere, del campo psichiatrico; quando questo legame si rompe viene a determinarsi una linea di faglia tra due forme di discorsi e di pratiche – quelle psichiatriche e quelle neurologiche – che, in una certa misura, sono concorrenti, in quanto tentano entrambe di produrre discorsi di verità sul comportamento e sul pensiero umano. Anche nel testo di Legrenzi e Umiltà possiamo trovare delineatà l'idea della concorrenza tra questi due campi del sapere:

Ecco compiersi il sogno del passato: la psicologia funzionerebbe come la fisica, anzi si scioglierebbe in quel miscuglio di fisica e biologia che oggi ci spiega il corpo umano e la sua storia naturale. In questa prospettiva la psicologia, e forse anche le scienze sociali, sarebbero al limite scienze "provvisorie"[6].

Poiché attualmente il discorso scientifico neurologico, con la sua corte di pratiche, sembra essere in grado di ricondurre tutta la schiera dei comportamenti umani, non ultimi il libero arbitrio e la scelta politica[7], a schemi metabolici cerebrali mappabili in laboratorio, o almeno di risultare credibile mentre ci prova (il che, a livello di effetti di verità e di potere, è pressochè l'equivalente di riuscirci), sembra non più così inverosimile assistere al verificarsi di un impoverimento epistemico della funzione-Psy a vantaggio di questa ipotetica funzione-NEURO.

 


[1] Ma si può tranquillamente affermare che questo fascino delle scienze fisiche ha influenzato ogni campo del sapere; si pensi a come ha condizionato le scienze umane.

[2] M. Foucault, Il potere psichiatrico. Corso al Collège de France (1973-1974), Feltrinelli, Milano 2004, p. 252. Qui Foucault sta parlando della prima emergenza storica di tale tipo di corpo neurologico, attraverso le teorie di Duchenne de Boulogne, tra il 1850 e il 1860.

[3] Neuro-mania, p. 55.

[4] Il potere psichiatrico, pp. 254 sgg.

[5] Ivi, pp. 270-278.

[6] Neuro-mania, p. 56.

[7] Circa la questione del libero arbitrio, cfr. S. Nannini, "Esiste il libero arbitrio? La risposta di un naturalista materialista", in Id., Naturalismo cognitivo. Per una teoria materialistica della mente, Quodlibet, Macerata 2008. Circa la questione della scelta politica, cfr. AA.VV., "This Is Your Brain on Politics", in The New York Times, 11/11/2007 e AA.VV., "Politics and the Brain", in The New York Times, 14/11/2007.

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