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Per affrontare criticamente la questione del rinnovamento etico del soggetto, Spena fa riferimento – negli ultimi due capitoli del suo intervento, intitolati L’emergere del soggetto e L’emergere dell’etica – ai celebri testi del 1982 e del 1984. Ovvero, alle conferenze Le tecnologie del e Perché studiare il potere: la questione del soggetto, e ai due celebri interventi sull’Illuminismo del 1984. Si tratta di testi che Spena propone di leggere facendo interagire nozioni come quelle di “ethos filosofico”, “cura di sé”, “tecnologie del sé” ed “estetica dell’esistenza” nel tentativo di restituire un quadro della prospettiva etica dell’ultimo Foucault.

In questo sforzo interpretativo, Spena sottolinea come nel Foucault degli anni ’80, sia prevalente l’idea di un soggetto che si connota moralmente perché capace di agire su se stesso nella duplice direzione dell’indagine ontologia del presente, e cioè delle modalità che lo hanno reso ciò che è, e della costituzione del sé. Sono due piani che non semplicemente corrono paralleli, ma si intrecciano rinforzandosi e autoimplicandosi: è necessario ricostruire i meccanismi di potere e sapere che definiscono e inquadrano i soggetto in forme organizzate di governo, per promuovere delle modalità di emancipazione e autoformazione. Quindi, la ricerca sul presente e sull’attuale configurazione del sé può essere considerata come operazione preliminare e parallela al costante esercizio personale di autocostituzione del soggetto. Un soggetto, quello cui pensa Foucault, che è capace di mettere in atto pratiche che gli conferiscono una nuova forma nello spazio aperto dall’incidenza di critica e Illuminismo.

Ed è esattamente questo il momento teorico in cui a mio avviso bisognerebbe far emerge con maggior convinzione l’eredità kantiana in Foucault. Infatti, nel reinvestire di senso l’esercizio critico della ragione, Foucault parte indubbiamente dalla nozione kantiana di critica in quanto “analisi delle condizioni di possibilità”, ma ne amplia e ne ridefinisce lo spazio: l’orizzonte dell’attività critica è esteso alle condizioni di possibilità del sapere nei suoi rapporti con il potere, e lo spazio entro cui esercitarla non sarà più la ricerca delle condizioni trascendentali del sapere e delle strutture soggettive formali che avendo valore universale legittimano la conoscenza. Nell’ottica foucaultiana, si indaga piuttosto sugli «insiemi di elementi in cui individuare, in via del tutto empirica e provvisoria, delle connessioni tra meccanismi di coercizione e contenuti di conoscenza. Meccanismi di coercizione diversi quali insiemi legislativi, regolamenti, dispositivi materiali, espressioni di autorità ecc.; contenuti di conoscenza diversi, eterogenei che occorrerà considerare in funzione degli effetti di potere di cui sono portatori e per il fatto di essere convalidati dall’appartenenza a un sistema di conoscenza. L’obiettivo […] è quello di sapere quali sono i legami, le connessioni che possono essere segnalate tra meccanismi di coercizione ed elementi di conoscenza» (M. Foucault, Illuminismo e critica [1978], Donzelli, Roma 1997, p. 53) a partire dall’osservabilità degli eventi. È necessario, perciò, impostare una nuova problematizzazione critica del presente finalizzandola alla ricostruzione genealogica di come il sé costituisce se stesso come soggetto, e al recupero una dimensione di vita libera e responsabile.

E nel cercare modalità di intervento su se stessi, Spena non nasconde il carico d’impegno implicito nella foucaultiana cura di sé. «L’etica della cura di sé è scelta: si sceglie di trasformarsi, lo si fa con determinazione consapevoli che ne va della nostra stessa esistenza, dell’intera nostra vita» (p. 141). Si tratta, perciò, di intendere la cura di sé come esperienza che ha una ricaduta effettiva sul soggetto che decide deliberatamente e responsabilmente di promuovere un cambiamento di sé, cambiamento che si attiva sulla base di tutta una serie di tecniche riguardanti l’agire umano. E Spena ricorda le tre principali pratiche individuate da Foucault in Ermeneutica del soggetto: l’attività dell’ascolto «di chi tale modificazione sostiene ed orienta» (p. 142); l’esercizio della parresia, inteso come autentico e franco comunicare; e la costante esercitazione alla scrittura, che consiste nell’«annotare riflessioni su se stessi da rileggere in seguito, nello scrivere trattati e lettere agli amici per aiutarli, nel tenere taccuini allo scopo di riattivare nel tempo la verità di cui si aveva bisogno. […] Il sé diventa, così, qualcosa su cui scrivere, un tema, un oggetto (soggetto) dell’attività di scrittura» (M. Foucault, Le tecnologie del sé, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 23-24) e al contempo qualcosa da plasmare non sulla base di una verità presunta da rincorrere, ma in vista di una libertà da riconquistare che corrisponde all’emancipazione dalle forme di assoggettamento.

L’ultimo Foucault è quindi concentrato sull’individuazione delle modalità attraverso le quali è possibile una ridefinizione del soggetto intesa come costante lavoro su di sé che trova spunto e forza nell’ontologia critica dell’attuale, in quanto «indagine storica attraverso gli eventi che ci hanno condotto a costituirci e a riconoscerci come soggetti di ciò che facciamo, pensiamo e diciamo» (M. Foucault, Che cos’è l’Illuminismo? [1984], cit., pp. 228-229). Così intesa, l’ontologia del presente si definisce come una ricerca che pretende una risposta molto impegnativa, perché volta alla costruzione di una soggettività connotata eticamente. Laddove la dimensione etica del soggetto è tale nella misura in cui è governo di sé, ovvero «dominio senza inibizione, controllo senza rinuncia, umanità e grande individualità senza trascendenza» (S. Natoli, Forza e forma: le dinamiche del desiderio e la costruzione del soggetto morale, in E. De Conciliis (a cura), Dopo Foucault. Genealogie del postmoderno, Mimesis, Milano 2007, p. 211).

Rimane aperta, anche nell’analisi di Spena, la questione di quale ricaduta possa avere questo impegno personale, che coincide con la costituzione etica del soggetto, rispetto alla sfera sociale. Quale ridefinizione dei rapporti tra potere e sapere è possibile in virtù di un rinnovamento personale? In che modo il soggetto che fa di sé un’opera d’arte feconda il potere? Per Spena nella “cassetta degli attrezzi” che Foucault ci lascia non c’è strumento adeguato per tentare di rispondere a queste domande. Ci rimane, però, come eredità proficua da poter recuperare e praticare, l’atteggiamento illuministico in quanto forma di pensiero critico con cui guardare all’evento, alla realtà, al presente.

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